La mente umana.

Definizione.

Possiamo definire in astratto la mente - o psiche - come l'insieme delle capacità operative superiori del cervello.
Con il termine "insieme" intendiamo identificare funzioni superiori come la personalità, la coscienza, l’intelligenza, la memoria, l’affettività.

Diciamo "in astratto" perchè in concreto non possiamo affermare nulla. Infatti, non è possibile, allo stato delle attuali conoscenze, dare una definizione esatta - cioè sperimentabile, riproducibile e universale - nè della mente in toto, nè delle sue funzioni.
La maggior parte degli argomenti della prima e seconda scheda tecnica, relative rispettivamente alla cellula umana e al cervello umano, hanno una validità scientifica.
Per la mente considerata globalmente, ed anche per i meccanismi delle sue funzioni, non possiamo dire altrettanto.
Sappiamo, ovviamente, che non esiste una definizione del termine mente verificata dal principio sperimentale galileiano, in base al quale "non si può affermare nulla che non sia verificato". Quindi, globalmente, a tutt'oggi, la mente resta uno dei più grandi misteri assoluti.
Di conseguenza, formalmente la scheda tecnica sulla mente umana termina quì.

Quindi, tutto ciò che diremo da questo punto in poi deve essere immaginato come facente parte di una virtuale "scheda pseudo-tecnica".

Due sono gli aspetti che considero importanti:
a) panoramica degli orientamenti della psicologia dopo Wundt (1870);
b) un approccio multidisciplinare ai problemi attuali dei disturbi mentali , che superi le attuali barriere ideologiche, nell'interesse del paziente.

Orientamenti della psicologia scientifica contemporanea.

Anteriormente al 1878, anno della nascita della psicologia scientifica contemporanea, la psicologia metafisica, detta anche psicologia razionale, aveva per oggetto specifico la speculazione filosofica sul concetto di anima, intesa anche come mente, come psiche.
In effetti, la psicologia razionale affonda le sue radici fino alla ricerca socratica sul problema della coscienza.

Immagine di Guglielmo Wundt.
Immagine di F.A. Lange.
Nel 1878 Guglielmo Wundt, a Lipsia, istituì un laboratorio di psicologia sperimentale: nacque così la Psicologia Scientifica Contemporanea (P.S.C.), il cui nuovo, rivoluzionario orientamento è facilmente intuibile dall'efficace termine coniato da F.A. Lange, che parlò di una "psicologia senza l'anima".
La Psicologia Scientifica Contemporanea (P.S.C.) diventa tale quando si relaziona alla fisiologia. La P.S.C di Wundt era infatti ad indirizzo psico-fisiologico, perchè si serviva degli studi neuro-fisiologici del tempo: ad esempio, era interessata al fatto che la reazione fisiologica dell'emozione fosse stata attribuita alla regione ipotalamica del cervello. D’altronde, i maggiori fondatori della P.S.C. avevano un'istruzione fisiologica e medica.
Inizialmente, la metodologia della P.S.C era sperimentale, cioè le ipotesi formulate per poter diventare leggi generali dovevano essere verificate e confermate in laboratorio.
In seguito, per la necessità di studiare gli individui nel loro ambiente naturale e sociale, si ebbe in seno alla P.S.C. un gruppo di psicologi che adottarono una metodologia detta clinica, basata sulla realizzazione di esperienze, condotte anche fuori da un laboratorio, che tenessero conto di tutte le variabili ambientali e individuali.

Tra i principali orientamenti della psicologia scientifica contemporanea ricordiamo i seguenti:
a) il funzionalismo di James: cioè la coscienza viene concepita da James come un organo la cui funzione è quella di guidare la complicata struttura del sistema nervoso;
b) la psicologia della forma (o GESTALT, che significa "immagine", "forma globale", "struttura") di Max Wertheimer : la globalità dei processi psichici (percezioni, memoria, pensieri...) si hanno non sotto l'influenza di cause esterne, ma in virtù di leggi interiori presenti negli stessi processi;
c) la riflessologia di Pavlov: i riflessi possono essere condizionati e incondizionati; i primi nascono dall'associazione di uno stimolo condizionato (vista del cibo) con uno stimolo incondizionato (ad es. alimentazione) che provoca un riflesso condizionato (ad es. salivazione nel cane); i secondi sono reazioni naturali dell'organismo (ad es. la pupilla che si restringe davanti a una luce intensa);
d) il behaviorismo di Watson, che estende agli esseri umani la riflessologia di Pavlov: per Watson la psicologia è scienza del comportamento; la coscienza non può essere oggetto della psicologia;

Immagine di Konrad  Lorenz.
e) psicologia comparata di Konrad Lorenz: il comportamento animale è regolato, oltre che da istinti, anche da strutture psichiche ereditarie vere e proprie, cioè da meccanismi filogenetici programmati;
f) la psicologia sociale di Allport, intesa come espressione collettiva della personalità; il concetto della personalità è molto forte in Allport, secondo il quale la personalità è un essere in divenire verso la realizzazione di un'intenzione, di un progetto di sé.

Ipotesi di approccio globale ai disturbi mentali.

I limiti delle neuroscienze, e quindi dei neurologi, dei psichiatri e dei neuro psichiatri, e di quanti altri sono impegnati nella lotta contro i disturbi mentali avendo per oggetto scientifico unicamente il pianeta sistema nervoso, sono rappresentati dal fatto che ancora non si conoscono i meccanismi esatti che sono alla base di questi disturbi, in modo da poter intervenire con farmaci più mirati, e con minori effetti collaterali.

I limiti della P.S.C., della psicoanalisi, della terapia cognitivo-comportamentale e di tutte le altre metodiche che tengono conto anche, o sopratutto, del pianeta mente, sono rappresentati dal fatto che non si conoscono sufficientemente nè i processi specifici mentali correlati all'ambiente , nè la mente stessa in toto.

Esiste purtroppo un conflitto ideologico tra i rappresentanti e gli operatori dei due pianeti, che sembra si vada attenuando, come deducibile dalla maggior frequenza con cui si ricorre a terapie sia farmacologiche che psicologiche.
Occorre, a parer mio, una considerazione fondamentale. Per tutto quello che sappiamo relativamenti alle interazioni tra tutto ciò che possiamo genericamente identificare come processi psichici da una parte, e i vari organi che costituiscono il sistema nervoso dall'altra parte, conviene considerare sia i benefici derivanti al paziente da un'azione farmacologica, sia quelli derivanti da terapie psicologiche.
Nemmeno bisogna sottovalutare le tecniche di biofeedback, l'effetto placebo, l'influsso delle condizioni psico-emotive sul sistema immunitario; d'altra parte, non occorre minimamente prendere in considerazione la possibilità che si possa guarire da gravi malattie con la sola forza di volontà.

Intrecciare le dita della mano destra (terapia farmacologica) con quelle della mano sinistra (terapia psicologica) è non solo un simbolo di sinergia, ma anche un atto di preghiera.

Conclusione e commenti.

Cominciamo a tirare le somme.
All'inizio, abbiamo definito la mente come un concetto astratto, un insieme di funzioni superiori come la coscienza, la personalità, la memoria, l'intelligenza, ecc.
Per alcune di queste funzioni, come abbiamo visto nella lista su riportata (oltretutto non completa), la psicologia scientifica contemporanea ha assunto posizioni diverse, pervenendo però non alla stessa conclusione, ma conseguendo risultati diversi.
Ora, ciò che intendo sottolinerare, non è la validità o meno dei risultati ottenuti, ma il fatto che finora non si è giunti ad una definizione unica della mente, tale che possa interpretare tutti i risultati ottenuti.
In definitiva, non esiste una definizione scientifica universale e certificabile del concetto di mente, e si sa ancora troppo poco dei meccanismi delle sue funzioni; nè sappiamo quali sono i confini esatti di ciò che chiamiamo mente: più precisamente, non sappiamo mente e cervello per che cosa si identificano e per che cosa differiscono.

La mente: non possiamo nè affermarla scientificamente, nè negarla.
La sfida che ci attende è quella di risolvere la sua complessità, e di definirla in termini non metafisici.